mercoledì 19 luglio 2017

Libro - Red or Dead di David Peace



La storia del calcio è costellata di allenatori leggendari che, per i risultati ottenuti, vengono sempre accomunati al nome della squadra che hanno guidato; la Juventus di Lippi, il Manchester di Ferguson, la Grande Inter di Herrera. In quella metafora che vede il gioco del calcio come una guerra combattuta da due eserciti su un campo di battaglia, l’allenatore assume in pieno la funzione del condottiero, di  vero e proprio Alessandro Magno pronto a morire per i suoi giocatori.
A Liverpool, tra il 1959 e il 1974, questa persona è stata Bill Shankly. Bill Shankly è stato l’uomo che raccolse il Liverpool dai campi fangosi e acquitrinosi della Seconda Divisione inglese e lo portò a vincere tre campionati, due Coppe di Inghilterra, quattro Charity Shield e una Coppa Uefa.  
Red or Dead, romanzo di David Peace, racconta l’epopea di Bill Shankly sulla panchina del Liverpool ed è il seguito ideale de Il maledetto United, racconto che descriveva i 44 giorni di permanenza sulla panchina del Leeds United di Brian Clough, uno che, insieme a Shankly, è considerato tra i più grandi allenatori della storia del calcio inglese.
Red or Dead, è bene chiarirlo, non è una cronaca sportiva; il palmares del Liverpool e di Shankly sono disponibili online, non serve leggersi un libro di più di 600 pagine. Non siamo nemmeno in presenza di un memoriale calcistico intriso di quella nostalgia che al giorno d’oggi va tanto di moda. Red or Dead è un romanzo calcistico che non parla di calcio. David Peace, attraverso un’accurata ricostruzione storica basata su un’ampia bibliografia fornita al lettore nelle ultime pagine del libro, prova a spiegare l’importanza di alcuni valori sportivi e civili. Bill Shankly è stato un uomo che ha fondato la sua esistenza di marito, padre e professionista sull’umiltà, sul rispetto e sul lavoro. Dalle pagine scritte nel suo stile conciso e tagliente, Peace ricostruisce un calcio fatto di gentiluomini capaci di guadagnare molto, ma di rispettare la parola data, di sudare quotidianamente per regalare un sorriso alle migliaia di persone accalcate sulle traballanti tribune degli stadi di tutta Inghilterra. Insegna che non c’è nulla di male dal farsi prendere dall’ossessione per la vittoria, per i tre punti (che un tempo erano due), per quel successo che a fine stagione può voler dire alzare una coppa. L’ossessione, secondo Peace e secondo Shankly corrisponde alla passione, tormentosa, sanguigna, vero e proprio debito nei confronti di quelle persone che sacrificavano tempo e denaro per assistere alle gesta della squadra della città.
Red or Dead racconta come dovrebbe essere lo sport dai due lati: da chi lo pratica e da chi lo guarda. E non importa se giocate in Serie A o all’oratorio con gli amici. Perché siamo sempre e comunque tutti uomini.

domenica 2 luglio 2017

Libro - I venerdì da Enrico's di Don Carpenter



Grazie a un racconto venduto a Playboy, Dick Dubonet, aspirante scrittore, ha guadagnato 3000 dollari. Nei salotti della Portland di inizio anni Sessanta al suo fianco c’è sempre la splendida Linda, innamorata più del suo successo che di lui. La scena letteraria della città dell’Oregon è animata però anche da altri aspiranti scrittori: c’è Stan Winger, giovane scapestrato con la passione per i racconti pulp e per i furti e c’è Charlie Monel che, reduce dalla guerra in Corea, vorrebbe scrivere un romanzo bellico migliore de Il nudo e il morto di Norman Mailer e de La sottile linea rossa di James Jones. Charlie, che di Stan è l’insegnante di scrittura creativa, vive con la moglie Jaime che ha raggiunto un inatteso successo editoriale con un romanzo scritto in segreto e ispirato dalle sue memorie familiari. Le vite di questi uomini, perennemente alla ricerca di una vera autorealizzazione si intrecciano per vent’anni tra Portland, San Francisco e Hollywood, luogo capace di regalare gloria e distruggere sogni.
I venerdì da Enrico’s è un romanzo che Don Carpenter, morto suicida, ha lasciato incompiuto nel 1995. Ci ha pensato Jonathan Lethem a scovarlo nella sua casa di Mill Valley in California, a completarlo e a pubblicarlo nel 2014. È un romanzo che parla di scrittori; scrittori che inseguono la gloria, il successo, il denaro. Traspare molta frustrazione dalle pagine di I venerdì da Enrico’s. La frustrazione che prova Charlie, perennemente al lavoro sul Great American Novel, il grande romanzo americano, nel momento in cui è la moglie a sfondare sul mercato. La frustrazione di Dick nel non riuscire a replicare il suo successo (seppur minimo). C’è insomma un conflitto fra lo scrittore, perso all’interno della propria arte ma incapace di trovare una vera e propria legittimazione, e l’uomo, alle prese con i problemi di tutti i giorni come il pagare l’affitto, l’accudire una figlia. E se per alcuni la soluzione migliore è ripiegare a Hollywood adattando il proprio talento per la scrittura su commissione di sceneggiature e copioni, per altri il modo più adatto per andare avanti è il barcamenarsi in locali fumosi di cui Enrico’s ne è il simbolo, accompagnandosi con alcol scadente e sigarette ritoccate alla marijuana, mantenendo viva un’ambizione destinata a rimanere chimera.